Almeno il nome poteva esser scelto con maggior cura. Quanto fa ‘macabro‘ sorseggiare un the pensando e immaginando di stringere tra le mani l’orecchio del grande Vincent Van Gogh? Chissà perchè, poi, proprio lui. Forse perchè è un artista, e che artista. Magari un orecchio anonimo, non avrebbe lo stesso appeal. La stessa consistenza. Anche il sapore del the’ non sarebbe lo stesso. E mi chiedo inoltre: perchè proprio un orecchio? Anche un naso funzionerebbe. Un braccio, una gamba. Senza scendere nel dettaglio, qualsiasi appendice funzionerebbe. Ma solo se d’artista. Dear Van Gogh, questo il nome del mug ideato da Mike Mak Design; la tazza è in ceramica. L’orecchio, in silicone: da tirare, strizzare, torcere, colpire, baciare, leccare. E, quando la tazza si rompe, da tagliare. Senza esitazione. E senza dolore.
Una tirata d’orecchio? Con quanto zucchero?
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