Cannibali

Cibo. Sembra che ci sia un’epidemia di bulimia mediatica in giro. Chiunque parla di cibo.  Sul web, in pubblici convivi ed in dimore private. Si parla di cibo mentre si sta mangiando o dopo aver fatto l’amore. Si realizzano video/animazioni con il cibo. Sculture. E vestiti. Qualcuno si è spinto più in là e col cibo (zucchero filato, per l’esattezza) ha eretto pareti che delimitano uno spazio. Che diventa, cosi, commestibile.

Jennifer Rubell. Suo il progetto, Padded Cell, una provocatoria e quanto mai originale installazione/performance realizzata in occasione di Performa, nel novembre 2010.

Dai tempi piu’ remoti le pareti fisiche significano “sicurezza”. “Rifugio sicuro”, quindi spazio dove poter esprimere ciò che psichicamente è per noi importante. Sulle pareti l’espressione, la narrazione, lo specchio dei contenuti affettivi, simbolici, comunitari. Dunque il riflesso del mondo interno ed esterno.

Siamo ciò che mangiamo” disse Feuerbach. Niente di più vero a questo punto. Ma non staremo mangiando troppo? Stiamo mangiando l’espressione del nostro se, i nostri affetti, i nostri simboli. Ricordate perchè la mucca diventò pazza?

“…Le farine animali sono un prodotto proprio del modello intensivo. L’aumento continuo della macellazione produce un aumento continuo degli scarti di macellazione. E questi scarti diventano la materia prima dei nuovi mangimi. Con le farine animali, ricavate dagli scarti di macellazione, si viene così a realizzare un ciclo produttivo prodigioso: dalla mucca alla mucca e viceversa senza più passare dai campi…”

Forse è il caso di modificare la nostra dieta.